La scomparsa del manoscritto tibetano by Bernard Grandjean

La scomparsa del manoscritto tibetano by Bernard Grandjean

autore:Bernard Grandjean [Grandjean, Bernard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: O barra O
pubblicato: 2023-07-23T23:00:00+00:00


1. In angloindiano, persona incaricata di pulire la biancheria in modo veloce.

2. Pianta della famiglia del pepe di cui si utilizza una foglia fresca per avviluppare chiodi di garofano, noci di areca e calce in modo da comporre una cicca.

7

Betty fu svegliata da un suono che assomigliava a un colpo di tamburo. Il giorno filtrava attraverso le tende, si avvolse nella coperta e andò a guardare fuori dalla finestra. Una leggera bruma bagnava il sentiero in basso e le colline dall’altro lato della valle formavano una massa nera sullo sfondo grigio pallido del cielo. Alla sua sinistra, l’orizzonte virava al rosa e all’azzurro luminoso. Cercò l’origine del rumore che l’aveva svegliata e scoprì, proprio sotto la sua finestra, un uomo che sembrava eseguire un passo di danza. Questo curioso personaggio era vestito con una sorta di kimono corto e pantaloni a sbuffo infilati nelle calze, il tutto di colore uniformemente bianco.

“Un monaco zen” pensò. “Sto sognando!”

Si sfregò gli occhi domandandosi se fosse davvero ancora a Gangpong o se qualche sortilegio non l’avesse spedita durante la notte dalle parti di Kyoto. Ma la visione era sempre là, saltellante sul Mall. Tutto a un tratto, l’individuo batté il piatto tamburo col manico che teneva nella mano sinistra e, leggermente soffocato dalla bruma, le giunse di nuovo il suono che l’aveva svegliata. Il monaco si girò nella direzione del sol levante eseguendo un profondo inchino e si risollevò immediatamente per salutare due corridori in tuta che venivano in senso inverso. Questi gli resero il saluto all’indiana e continuarono al piccolo trotto. Il monaco zen riprese i suoi movimenti per interrompersi poco dopo e salutare un gruppo di ragazzini in uniforme che andavano a scuola. Essi risposero al saluto con la stessa cortesia dei corridori. Betty si divertì a vedere come questa eccentricità, apparentemente dettata da motivi religiosi, sembrasse la cosa più normale del mondo, a meno che non si trattasse più semplicemente di un turista giapponese che l’aria dell’Himalaya aveva reso folle. Il professor Das avrebbe potuto informarla su quello strano individuo.

Ritenendo che non sarebbe più riuscita a dormire, si fece un tè con il bollitore elettrico, poi constatò con piacere che l’acqua della doccia era bollente. Non vi si abbandonò che per qualche istante, rimise la gonna cortissima, questa volta con un maglione scuro e dei collant verde mandorla, rimpiangendo di aver dovuto restituire la sera del giorno prima la bella chupa1 alla giovane americana.

“Spero” pensò “che Tenzin mi aiuterà a comprarne una altrettanto bella al bazar!”

Rimise le scarpine di coccodrillo, infilò il giubbetto elegante e uscì.

Era sufficiente attraversare la terrazza deserta dell’hotel per raggiungere il sentierino che saliva verso Durga Hill, attraverso un bosco di grandi pini deodara che creavano una fitta oscurità. Impiegati frettolosi, madri che portavano i loro bambini sul fianco, vecchi nepalesi con la testa coperta da bustine colorate, tutti gli abitanti del bazar sembravano salire verso la collina, o ridiscenderne in fretta per raggiungere le botteghe o gli uffici. Negli ultimi metri la pendenza era forte, l’entrata



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